Salmi Sogni e Segni

Il saggio cerca la saggezza, lo sciocco l'ha trovata

G.C. Lichtenberg

 

Con le parole si può distruggere o creare.

Nulla è parola assurda e distruttiva. Assurda, perché dovrebbe, vorrebbe indicare, come ogni altra parola, una cosa, e non può: il nulla non è; distruttiva, perché è usata dalla filosofia contemporanea come un martello contro la metafisica. Emanuele Severino nelle sue due opere Il nulla e la poesia, e, Cosa arcana e stupenda (ediz. Bur), mentre da un lato riesce finalmente a dare la patente di filosofo a Giacomo Leopardi (la qual cosa condividiamo e apprezziamo), dall'altro, facendo proprio il nichilismo ossessivo del recanatese, ripetendo la parola nulla fino a gonfiarla a dismisura, parrebbe voler fare della filosofia leopardiana (e quindi di quella nietzschiana) la verità assoluta.
Dio è parola costruttiva e incomprensibile. Costruttiva, perché esclude il paradossale concetto di nulla, dando un senso alla vita; incomprensibile, perché indica un Essere che può essere anche senza essere, cioè "l'infinita possibilità " di esistenza di tutte le cose. E' proprio Leopardi che concepisce Dio come infinita possibilità, ma (cosa che noi non possiamo condividere), le cose le fa "affacciare" all'esistenza da un nulla da cui scaturirebbe anche Dio stesso (!) (concetto sposato da Severino). Per noi, il silenzio  non è nulla; una mente che non pensa non è nulla, una pausa musicale non è nulla, ecc.
Il grande mistico ebreo Abraham Abulafia (1240 - 1291) fece delle parole e delle singole lettere dell'alfabeto ebraico una scala per raggiungere l'Assoluto. Cantando i nomi di Dio e permutandone le lettere con una tecnica immaginativa abbinata al respiro ed al fervore scaturito da una lunga opera di ricerca e meditazione, conseguiva l'estasi. Che si trattasse di autoipnosi è stato escluso, perché, come bene sottolinea Moshe Idel in L'esperienza mistica in Abraham Abulafia  (ediz. Jaca Book, pag. 71) "la diminuizione di livello di attività fisica e mentale caratteristica dello stato ipnotico è assente in Abulafia, che, a tal proposito, nel Libro della vita eterna dice: "Più si rafforza in te il sublime flusso intellettivo, più si indeboliscono  gli organi interni ed esterni, e il tuo corpo comincia a tremare grandemente e con forza, a tal punto che penserai di essere prossimo alla morte, perché la tua anima si separerà dal corpo per la grande gioia nel raggiungere e nel conoscere ciò che tu hai conosciuto".
Dopo avere ricordato che esiste un testo, Le porte della giustizia, attribuito a R. Shem Tov Ibn Gaon, passiamo ai sogni e ai disegni di Luciana, che non a caso associa il Salmo 118, 19 ad Abulafia. I disegni sono due. Uno mostra una porta aperta ed un segno, una enorme strana lettera sull'uscio; l'altro, un fulmine arcobaleno che si scarica su una roccia. L'impressione generale è che la sognatrice, sia coi disegni che con i sogni, e sia con la citazione del salmo 118, 19 , cerchi una pace interiore attorno a cui far ruotare la propria esistenza, per poter meglio mettere a fuoco le risposte personali da dare alle fondamentali domande Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Ora, se è vero che i sogni ripropongono al sognatore i problemi di ogni giorno, è altrettanto vero che essi sono messaggi che l'anima (prigioniera di tali problemi esistenziali) dà al sognatore anche relativamente a quelle fondamentali domande. Per quanto riguarda i problemi che la sognatrice deve affrontare a scuola con l'alunno e la sua mamma, possiamo solo suggerire di continuare a fare del proprio meglio e di sentirsi con la coscienza a posto dopo avere dato il massimo. Un po' di empatia nei confronti di  una madre che ha un bambino portatore di handicap può contribuire a comprendere meglio la situazione. Quanto all'identificazione con Mercurio (la sognatrice, nelle vesti del dio,  afferra abbraccia e deposita sul costone di un'alta montagna  -l'Olimpo - il suo alunno), essa indica lo sforzo che il cuore e la mente di Luciana producono con preghiere che cercano di proporre a Zeus (a Dio) il problema, per averne consiglio. Nel primo sogno si parla ancora di una perlustrazione di un'abitazione a due livelli ( una "casa di campagna vuota e disabitata"). Quello che ci sentiamo di dire a tal proposito è che, per quanto grande sia la nostra empatia, non dobbiamo mai dimenticare che la compassione  deve essere frutto di vero amore, se no è qualche altra cosa. Se l'empatia è figlia di pietà umana, sarebbe opportuno che in noi rimanesse un barlume di vigilanza tale che la nostra anima non possa venire risucchiata totalmente dal problema, esaurendoci (lasciando la casa vuota). Perché se no, accade quanto succede nel secondo sogno: la vettura (la nostra persona) non avrà per guidatore noi stessi, ma altro. Se poi questo guidatore va a marcia indietro in sentieri di montagna ed in discesa, e guida a destra anziché a sinistra, è meglio stare molto in guardia, perché una situazione del genere nel sogno è in un certo senso gestibile con…il risveglio, ma nella vita quotidiana è ingestibile. Meglio guidare da noi la nostra vettura. Fuor di metafora: meglio esser noi i guidatori di noi stessi. I nemici interiori sono tanti. Ma il mondo è il riflesso del nostro mondo interiore, e nemici esteriori si ripresenteranno lungo il nostro sentiero tutte le volte che in noi scorazzeranno quelli interiori. La vera bandiera della pace è la nostra persona pacificata con se stessa e col mondo: la sua sola presenza invita alla pacificazione. Sventolare stoffe al vento a mo' di scimitarre o fulmini incendiari e punitivi, che siano colorate arcobaleno, di qualsiasi altro colore, o perfino bianche come la neve, serve a poco se la mano che le agita è mossa da cuore e mente in tempesta. I testi sacri sono opera di saggi, di persone che sono andate oltre la loro apparenza, e che oltre alla inconsistenza della propria materialità hanno conosciuto come Platone, Plotino, Paolo, Abulafia e mille altri mistici di ogni paese e religione, la loro "Sostanza". Non erano dei dispregiatori del corpo, ma solo dei conoscitori dell'anima. Quando Dio, nell'Esodo, dice a Mosè "Io Sono Colui Che Sono", o se volete: quando la bocca di Mosè, dopo l'illuminazione, dice che Dio E' Colui Che E', sta affermando un ESSERE che supporta ogni divenire ma che è sempre qui e ora, oltre ogni spazio e tempo, un VERBO  ("E Dio Disse…") che può pronunciare qualunque cosa, e col pronunciamento riempire di VITA, cioè di Sé la cosa pronunciata. Dov'è il nulla di Leopardi e di Nietzsche? Dove quello, pronunciato centinaia di volte nelle sue opere, di Emanuele Severino? Dove può mai essere ciò  che non è?
Il testo sacro non è la verità ultima? Bene. Ma diteci perché mai l'ultima parola sulla verità dovrebbero dirla Leopardi, Nietzsche, Heidegger o Severino e compagnia nichilista. Che senso può mai avere la vita con un Dio morto ed un nulla che Ne prende il posto? Se poetare sul non senso della vita per Leopardi può essere surrogato di felicità, ai nichilisti (sia quelli religiosi (?), sia quelli atei) consigliamo vivamente di poetare su un Essere Possibile. Non vediamo come un ateo possa, fra un nulla che non lascia speranze e senso alla vita, ed un Dio sconosciuto ma possibile e capace di dare senso ad ogni esistenza, scegliere il niente e cantarne per pagine e pagine e pagine gli impossibili contorni. Benedetto XVI, quando ha invitato i nichilisti a vivere come se Dio esistesse voleva sottolineare questo e tante altre cose. Chi è stato ferito dalla vita fa bene a leggere il testo sacro: esso è anche buona medicina. Ma perché le parole di saggezza diventino scalini verso la Sapienza, occorre che il lettore sia mosso da una sola cosa: sete di Assoluto, di Dio, di Vita.
Osservatelo bene il nichilista: esso, dalla cima delle sue scarpe ha scoperto di essere solo corpo; da lassù (!) non riesce a "vedere" Dio; vede un mondo che va verso il nulla, e che fa? Parla del nulla come della vera unica sorgente di vita, e cercando le acque di esso non si rende conto di avere una smisurata sete di morte. Si arriva persino a dire che "dopo il fallimento del paradiso della tecnica, quando di fronte al vulcano rimane solo la ginestra, - Severino sta commentando il pensiero di Leopardi - il più splendente e potente rifiorire delle illusioni è la vita che ancora si riceve dalla forza con cui il genio vede la morte" (Cosa arcana e stupenda - Bur, pag. 193). Come dire: il genio vede la morte in ogni cosa, e questo suo vedere gli dà vita. E tutto questo mentre una Vita Universale riempie di Sé e sostiene ogni cosa. Sì, il Salmo 118 parla di un Dio che pregato dal salmista ha sconfitto i nemici di esso, ma solo all'uomo di Dio si presentano lungo il sentiero della vita veri nemici esterni. A noi comuni mortali si presentano solo nemici casuali: coloro che non sanno quello che fanno, dicono e pensano. Possa la pace interiore ungere la nostra amica sognatrice. Possa il prisma delle illusioni sciogliersi e con esso le apparenti differenze. Possa la Luce da cui tutto proviene essere finalmente vista da ogni essere vivente come vera essenza di ogni cosa. Possa il buon senso sconfiggere un assurdo nichilismo. La lettera che sta sull'uscio nel disegno di Luciana sembra proprio una N allo specchio, un nulla smascherato, una nebbia che cattivi maestri hanno alimentata davanti all'ingresso dell'oltre fisico, della metafisica. Che il sole dell'intelletto la disperda.

 

P.S.

Un giorno Abulafia ebbe una visione: vide un uomo  venire da occidente a capo di una schiera di guerrieri. Fu preso da timore. Ma quando l'uomo vide la mia grande paura e il mio forte terrore aprì la sua bocca e parlò, ed aprì la mia bocca per parlare, e gli risposi secondo le sue parole, e nelle mie parole divenni un altro uomo" (op. cit. pag. 127). Nello stato di profezia l'uomo della visione parla per bocca del visionario. Ed ecco la considerazione provocatoria: non pare anche a voi che i nichilisti siano sempre sorprendentemente uguali a se stessi, nonostante le migliaia di pagine spese per cantare il nulla in tutte le salse con accenti profetici, nonostante tentino di screditare ogni forma di religione (soprattutto il cristianesimo) con enfasi da mistici e, nonostante invitino i giovani al suicidio sociale ed intellettuale nonché alla cultura della morte, con sospetti sibilanti accenti? A noi sembra di ascoltare un disco rotto, fermo sulla stessa ormai noiosa frase musicale.
Un'ultima considerazione: anziché fare un commento ordinato a sogni, disegni e citazioni di Luciana, abbiamo preferito utilizzare la stessa impalcatura con cui la nostra amica ha prodotto il suo elaborato-sfogo; una sorta di pittura d'avanguardia in cui è possibile trovare (basta cercarlo) problematiche che riguardano  un po' tutto:  famiglia, scuola, società, religione, arte, pedagogia, psicologia, ecc.

Grazie, Natale Missale

 

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