Sogno
del 25/07/2001 di SIMONETTA
Sono nella macchina di Alex, mio figlio, e lui guida. Mi trovo nel sedile posteriore con vicino Alex, ma bambino di due anni. Il grande, all'improvviso, apre lo sportello, e scende lasciando la macchina in moto. Il piccolo scavalca il sedilee si mette alla guida, felice e sorridente. Mi siedo davanti a destra tentando di frenare, reggo il volanten, ma non trovo i pedali. Investiamo dei paletti divisori, la macchina continua ad andare in salitaper una strada stretta e antica. Vedo scendere una grande macchina argentata, nuova, minacciosa. Non c'è posto per tutti, non c'è tempo. Faccio delle rapide manovree inverto la marcia. Lascio spazio per un'altra macchina che sta salendo, ma quella dietro ci sorpassa con rapidità, infilandosi con prepotenza. Dopo pochi metri ci blocca la strada che si restringe sotto un arco. Freno ma i pedali non ci sono. Si ferma da sola, mi sveglio angosciata. Ho dormito solo dieci minuti. Interpretazione Il
sogno angoscioso della durata di 10 minuti e’ la fotografia di un
“vissuto” ancora attuale e non ancora “risolto”. “Sono nella
macchina di Alex ( = Alessandro = protettore di uomini)”: la macchina
non e’ della sognatrice, ma del figlio, ormai grande che la protegge
(dal padre) e che lei
vorrebbe ancora piccolo, per averlo tutto per se’ e per
“guidarlo”. Ma la “trasformazione” del figlio da grande a
piccolo non reca sollievo,
anzi, crea tutta una serie di “danni” alle cose, “investiamo
paletti” e fatica a lei stessa: l’ “andare in salita per una
strada stretta e antica”... e poi viene centrato
il nucleo del problema: l’incontro-scontro
con l’auto (del marito) nuova, argentata, che e’ minacciosa,
invadente, prepotente e che stringe la sognatrice in un arco
(=l’angolo del cerchio): essa si sente soffocata e bloccata, e non
vede o non vuol vedere una via d’uscita. Grazie. F.V. Sogno di Simonetta: riflessioni di Maurizio‘Alessandro’, nell’etimologia greca, significa protettore degli uomini, da ‘alexo’ = difendo, proteggo, dò assistenza. Tutti noi, nel corso del nostro sviluppo, partoriamo, nutriamo e costruiamo un ambiente, un’idea, una visione del mondo o anche un modo di essere o comportarci, tesi a garantirci una certa stabilità, una sicurezza, una protezione dagli aspetti meno piacevoli dell’esistenza. Ciò nonostante, quando ciò che abbiamo alimentato e strutturato fino a fargli assumere delle funzioni di guida della nostra vita, improvvisamente viene meno, ci abbandona, per qualche motivo esce dal nostro ambito – come fanno tutte le cose di questo mondo, che sono impermanenti – ci sentiamo confusi, delusi e smarriti, senza nulla su cui fondare il nostro percorso. A quel punto ci sembra di dover ricominciare tutto dall’inizio, come regredendo verso un’epoca in cui ciò che abbiamo poi costruito era ancora piccolo; una fase in cui avevamo meno esperienza e una maggiore incoscienza e immaturità, ma anche una più felice spensieratezza: oggi purtroppo siamo più smaliziati, e ci è molto difficile riprendere le redini del nostro destino, abbiamo l’impressione di non possedere gli strumenti per controllare la nostra esistenza, che va avanti quasi senza controllo, sostenuta soltanto dalla forza dei suoi intrinseci e insenzienti meccanismi karmici. Nel racconto onirico interviene anche una sorta di nemico, di demone: qualcuno su di una “grande macchina argentea, nuova e minacciosa” che ci perseguita. Mi viene in mente che argento viene da argòs – ‘splendente, lucente’ oppure ‘ veloce, leggero’ – e che, però, sempre in greco, può avere anche il significato di argòs – ‘improduttivo, inutile, che non dà nulla’. In effetti, i nostri problemi, gli ostacoli, possono essere realmente il motivo del nostro arenarci, di un blocco della nostra vita, oppure un’occasione di trovare nuova energia, di sperimentare una luminosa forza combattiva e una determinazione capace di farci compiere un salto qualitativo insospettabile. A questo punto, alla conclusione del sogno, mi pare di intravvedere un simbolismo evangelico, là dove si parla di un ‘arco antico e un passaggio stretto’. Gesù, infatti, nel vangelo di Marco esorta (Mc 7, 13-14): “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e come son pochi quelli che la trovano!”(da “La Sacra Bibbia” – Garzanti). Quindi dovremmo quasi essere grati a quelle persone o quelle situazioni che ci costringono a porci innanzi ad una porta stretta e ad una via angusta: riuscendo a oltrepassarle potremmo approdare ad un grande rinnovamento della nostra vita. |