Sogno
del 10/Aprile/2005 di VINCENZO
"Stavo scendendo per Viale 4 Venti in direzione del Ponte Bianco. Avevo intenzione di recarmi dal Parroco di A......... per farmi consigliare qualche testo dovendo scrivere una tesina sulla liberta' di coscienza". [ N.B. Debbo chiarire, per chi non lo sapesse, che il mi lavoro consiste nel gestire un esercizio commerciale e, seppure molti anni fa mi sono divertito a scribacchiare qualcosa da dilettante, al momento nulla e' piu' lontano dai miei pensieri come scrivere tesine di qualunque tipo esse siano. Debbo anche sottolineare che ignoro se e quante parrocchie vi siano ad A....... e ovviamente non ne conosco i parroci]. "Era una calda giornata d' estate e, avvicinandosi l'ora di mezzogiorno, il sole picchiava forte; cosi', vista la poca gente in giro, decisi di togliermi la camicia blu e la canottiera che indossavo e me le misi sottobraccio. Mi venne in mente che se giravo a destra prendevo una scorciatoia e arrivavo prima. Cosi' feci. La strada pero' era poco piu' di un sentiero, ricoperta di ghiaia bianca e in salita. Sul lato destro correva un alto muro che delimitava un enorme cantiere con gru e scheletri di fabbricati in costruzione; a sinistra si trovava un fossato profondo 5-6 metri con in fondo un rigagnolo d'acqua limacciosa. Avanzavo con fatica ansimando e, quando non ero neppure ad un quarto del cammino, capii che non ce l'avrei fatta, percio' mi fermai e tornai indietro. Percorsi pochi passi, incrociai 5 persone che salivano a loro volta, per cui mi ritirai verso l'argine del fosso, in modo da lasciare loro il lato destro del muro. si trattava di 4 uomini e 1 donna. I primi due uomini dai volti anonimi erano vestiti normalmente; la donna, invece, una biondina assai graziosa, indossava solo uno slip e in mano reggeva un prendisole; la seguiva un giovane snello anche lui con indosso solo l'indumento intimo; l'ultimo uomo era come un'ombra sfocata, un vestito pieno di nebbia. camminavano leggermente curvi e con gli occhi bassi, non mi videro. Lasciate passare quelle persone, ripresi la discesa e, al termine di questa voltai a sinistra, imboccando la strada piu' lunga ma ben asfaltata per A........". [N.B. Per logica mi sarei in effetti dovuto venire a trovare di nuovo su Viale 4 Venti, ma evidentemente la geografia dei sogni non ha molto in comune con quella della realta']. "Dopo un po' che camminavo, dietro l'angolo di un muretto che delimitava il giardino di una villa, vidi tre donne di tre diverse eta' - giovane, matura, anziana -, che si indicavano reciprocamente qualcosa che stava per terra, urlando confusamente. La piu' scalmanata era la giovane che ad un tratto udii gridare: < <Miracolo! Miracolo!>> Mi avvicinai per guardare e la giovane, rossa in viso e agitando scompostamente le braccia, si volse verso di me e urlo': <<E' un miracolo! Un nuovo essere, una nuova forma di vita e' scesa dal cielo! E' un miracolo!>>. Osservando piu' da vicino il <<Nuovo essere>>, vidi che si trattava di un semplice petalo di viola del pensiero di colore giallo con l'apice striato di viola. Tentai di spiegarlo alle donne, ma la giovane, indicando l'oggetto, istericamente strillo': <<E' vivo! Si muove!>>. <<E' il vento che fa muovere il petalo!>> Dissi io. Ma all'improvviso le tre donne cercarono di afferrarmi sibilando rabbiose: <<Miscredente! Falso imbroglione!>> Riuscii a divincolarmi e scappai via, riprendendo il cammino verso la parrocchia. Finalmente arrivai. Entrai nel portico e, vista la porta aperta, direttamente nella chiesa, piuttosto affollata per la messa delle 12. A sinistra dell'ingresso notai un pretino in piedi davanti a un leggio sul quale era posato un libro. Mi guuardo' e mi rivolse un sorriso luminoso. Mi accostai e gli sussurrai: <<Vorrei vedere il Parroco...>>Immediatamente si rabbuio' in viso e, indicando con l'indice della mano destra la bocca: <<Il fiato...>>. Supposi che intendeva alludere al mio alito forse non troppo gradevole, per cui mi allontanai alquanto e ripetei: <<Vorrei...>>. <<Dopo!>> M'interruppe roteando il dito dall'alto in basso; poi non mi guardo' piu'. Allora mi girai verso destra e scorsi una sedia di paglia libera; mi diressi verso di essa e mi sedetti a cavalcioni girando le spalle al pretino. Tre ragazzette poco distanti mi sorridevano ammiccando furbescamente. All'improvviso mi resi conto che ero a torso nudo e contemporaneamente realizzai che ero diverso dall'io diveglia, perche' non provavo scrupoli ne' vergogna a starmene in una chiesa, durante una funzione, mezzo svestito, seduto scompostamente ad adocchiare ragazzine. Per un attimo mi resi consapevole come in un lampo folgorante che stavo sognando e sapevo di sognare. Subito pero' decisi di rivestirmi, ma sotto il braccio non trovai piu' la camicia blu e la canottiera che mi ero tolto prima, bensi' una maglietta rosa sbiadita e mezzo consunta che indossavo da ragazzo. C'impiegai parecchio per infilarmela, perche' mi andava strettissima. Intanto la funzione era terminata. La gente si alzava e si avviava all'uscita. Anch'io mi alzai e uscii nel porticato. Quasi tutti andavano via, ma alcuni si fermavano a parlare un po' prima di salutarsi. In disparte un prete giovane e bello stringeva a se' per le spalle una ragazza bruna e molto carina, che lo fissava intenta con grandi occhi neri; lui le parlava tranquillamente e persuasivamente e lei lo ascoltava senza mai dire nulla. Alcune persone li guardavano, ma non facevano commenti. Quando gia' stavo pensando di andarmene anch'io, notai ad una decina di metri di distanza un prete dall'ampia tonaca nera, corpulento ma non flaccido, con i neri capelli impomatati allisciati sul capo. Scuoteva dalle gocce di pioggia dalle quali era imperlato un ombrello nero di notevole dimensione e poi lo chiudeva. Con il sole che c'era mi sorprese un po'. Durante tutto quel tempo non aveva mai cessato di fissarmi intensamente, cosi' mi avvicinai. <<Padre...>>, dissi quando fui di fronte a lui, avendo sempre l'intenzione di domandargli dei titoli di testi per la tesina, ma non riuscii a continuare, perche' il suo sguardo mi aveva bloccato. <<Come mi chiamo?>> Mi chiese con voce chiara, decisa e profonda. Rimasi interdetto e senza parole, guardandolo attonito. La mia mente sentiva confusamente l'assurdita' di tale domanda; potevo dirgli come mi chiamavo io, ma il suo nome non potevo conoscerlo, era la prima volta che lo vedevo! Preso atto del mio silenzio, distolse lo sguardo da me e mormoro' con voce smorzata: <<Vedi, figliolo, tu ignori le cose piu' importanti e poni attenzione alle futili. Ma non preoccuparti. Sei nella media. Fanno cosi' quasi tutti. Pero' poi non e' questo il vero problema. Il vero problema e'...>> Squillo' da qualche parte un campanello. <<Mi chiamano...>>, concluse in fretta e non lo vidi piu'". [Era la sveglia delle 6,30 che suonava: ora di alzarsi].
Sogno 3 Vincenzo 10/04/2005 interpretazione di Franca Vascellari
"Stavo scendendo per Viale 4 Venti in direzione del Ponte Bianco. Avevo intenzione di recarmi dal Parroco di A......... per farmi consigliare qualche testo dovendo scrivere una tesina sulla liberta' di coscienza". I termini riferiti dal sognatore per la "sua" collocazione nel sogno sono molto precisi e rivelatori: Viale 4 Venti indica i quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco) del mentale; la direzione del Ponte Bianco indica la polarizzazione verso Il Papa, Ponte-fice Bianco, Sommo Sacerdote,"Ponte" tra cio' che e' umano e cio' che e' Celeste, Divino, l'intenzione di recarmi dal focalizza la meta; il Parroco di A......... e' lo stesso Sacerdote che guida la citta' o il paese di "A" con 9 puntini a seguire (notiamo che poi alla seconda "A" seguiranno 7 puntini e infine alla terza "A" 8 puntini). "A" potrebbe stare per Anguillara (il paese delle anguille, serpenti d'acqua), o per Amatrice...(il paese della matrice, della radice) o forse semplicemente per Albero (cabalistico), cioe' per il sognatore Vincenzo stesso. Scopo del suo "viaggio" e' uno studio da compiere, una tesina da scrivere sulla liberta' di coscienza. Il sognatore in realta' si pone questa domanda fondamentale: c'e' per me "liberta' di Coscienza"? Sono "libero" di diventare Coscienza, di sviluppare liberamente la mia Coscienza, il mio Centro Io Sono - Daath? [ N.B. Debbo chiarire, per chi non lo sapesse, che il mi lavoro consiste nel gestire un esercizio commerciale e, seppure molti anni fa mi sono divertito a scribacchiare qualcosa da dilettante, al momento nulla e' piu' lontano dai miei pensieri come scrivere tesine di qualunque tipo esse siano. Debbo anche sottolineare che ignoro se e quante parrocchie vi siano ad A....... e ovviamente non ne conosco i parroci]. Il Nota Bene dello stato di veglia, con la sua precisazione puntigliosa, tenta di "cosificare" l'irrazionalita' del sogno, mettendone cosi' in evidenza maggiormente la simbologia nascosta. Inoltre qui i puntini della "A" son diventati 7, quasi a voler "organizzare" meglio le potenzialita' di quella "A". "Era una calda giornata d' estate e, avvicinandosi l'ora di mezzogiorno, il sole picchiava forte; cosi', vista la poca gente in giro, decisi di togliermi la camicia blu e la canottiera che indossavo e me le misi sottobraccio. L'ambientazione del sogno ora si fa particolareggiata: calda giornata... estate... mezzogiorno... sole forte... poca gente... rispetto alle stagioni della vita l'estate corrisponde alla maturita', quindi la descrizione del tempo-spazio relativo a questa scena onirica dovrebbe riferirsi ad un avvenimento che ha caratterizzato la piena maturita' del sognatore; relativamente a quel "tempo" il sognatore decide di "denudarsi", di togliersi la camicia blu (il blu e' il colore della protezione) e anche la canottiera, probabilmente bianca, ma, prudentemente, lo fa senza privarsi completamente di tali "schermature", infatti le conserva sottobraccio. Mi venne in mente che se giravo a destra prendevo una scorciatoia e arrivavo prima. Cosi' feci. La strada pero' era poco piu' di un sentiero, ricoperta di ghiaia bianca e in salita. Sul lato destro correva un alto muro che delimitava un enorme cantiere con gru e scheletri di fabbricati in costruzione; a sinistra si trovava un fossato profondo 5-6 metri con in fondo un rigagnolo d'acqua limacciosa. Avanzavo con fatica ansimando e, quando non ero neppure ad un quarto del cammino, capii che non ce l'avrei fatta, percio' mi fermai e tornai indietro. A questo punto, sulla strada che porta ad "A",Vincenzo, girando a destra, decide per la scorciatoia. Ma le scorciatoie non sono facili: la strada ora e' poco piu' che un sentiero, e' ricoperta di ghiaia bianca e in salita: la scorciatoia mostra tutte le sue difficolta': a destra un muro alto che svela una possibile ma improbabile citta' futura fuori "portata" (enorme cantiere, scheletri di fabbricati ecc.); a sinistra un fossato profondo 5-6 metri... con acqua limacciosa ; il caldo, la fatica, i possibili pericoli e la prospettiva della lunghezza della via (non ero neppure a un quarto del cammino) spingono il sognatore a "fermarsi e tornare indietro", cioe' a cambiare "strada", ovviamente sempre per andare ad "A". Percorsi pochi passi, incrociai 5 persone che salivano a loro volta, per cui mi ritirai verso l'argine del fosso, in modo da lasciare loro il lato destro del muro. si trattava di 4 uomini e 1 donna. I primi due uomini dai volti anonimi erano vestiti normalmente; la donna, invece, una biondina assai graziosa, indossava solo uno slip e in mano reggeva un prendisole; la seguiva un giovane snello anche lui con indosso solo l'indumento intimo; l'ultimo uomo era come un'ombra sfocata, un vestito pieno di nebbia. camminavano leggermente curvi e con gli occhi bassi, non mi videro. Questi 4 +1 personaggi che non "vedono" Vincenzo perche' non vogliono vederlo tornare indietro, possono rappresentare i 4 "Vicenzi"possibili del Viale 4 Venti, cioe' le quattro possibili componenti del mentale del sognatore che sarebbero esistite se lui avesse continuato la scorciatoia, con la biondina che ne sarebbe stata la componente astrale, graziosa, disposta a farsi illuminare dal Sole... ma queste 4 possibilita' con il quarto uomo, l'ultimo, un vestito pieno di nebbia, indicano chiaramente la loro "irrealizzabilita'". Lasciate passare quelle persone, ripresi la discesa e, al termine di questa voltai a sinistra, imboccando la strada piu' lunga ma ben asfaltata per A........". Esclusa la possibilita' della strada scorciatoia, ecco ora la svolta a sinistra, verso il "futuro", verso la strada piu' lunga ma comoda per "A" (e qui i puntini sono 8, Vincenzo ha scelto la via di mezzo tra il 9 e il 7). [N.B. Per logica mi sarei in effetti dovuto venire a trovare di nuovo su Viale 4 Venti, ma evidentemente la geografia dei sogni non ha molto in comune con quella della realta']. Certamente! Perche' lo spazio-tempo dei sogni e' plastico, plasmabile; nel Viale 4 Venti iniziale e' precipitata la realta' della decisione di "cambiare strada" che prima era solo una possibilita', e che ora e' diventata "la scelta". "Dopo un po' che camminavo, dietro l'angolo di un muretto che delimitava il giardino di una villa, vidi tre donne di tre diverse eta' - giovane, matura, anziana - Il cambiamento di strada ha permesso la costruzione di un paesaggio diverso da quello della "scorciatoia": qui, dietro l'angolo c'e' una "villa con giardino e tre donne" una costruzione ricca, armoniosa e completa; il cambiamento ha sviluppato la componente astrale del sognatore, di cui le tre donne rappresentano probabilmente l'aspetto simbolico legato ai 3 elementi di terra, acqua e aria astrali; manca loro ancora il quarto elemento, il fuoco, il cui sviluppo e' forse bloccato dalla natura delle tre "donne", infatti esse mostrano alcune caratteristiche negative che il sognatore palesemente disapprova (urla, confusione, movimenti scomposti, isterismo, rabbia ecc.): si indicavano reciprocamente qualcosa che stava per terra, urlando confusamente. La piu' scalmanata era la giovane che ad un tratto udii gridare: <<Miracolo! Miracolo!>> Mi avvicinai per guardare e la giovane, rossa in viso e agitando scompostamente le braccia, si volse verso di me e urlo': <<E' un miracolo! Un nuovo essere, una nuova forma di vita e' scesa dal cielo! E' un miracolo!>>. Queste "donne" avranno pure i loro difetti, ma hanno trovato qualcosa che le entusiasma e che vorrebbero condividere col sognatore, ma lui non e' disposto a farsi coinvolgere dalla loro passionalita". Osservando piu' da vicino il <<Nuovo essere>>, vidi che si trattava di un semplice petalo di viola del pensiero di colore giallo con l'apice striato di viola. Questo "petalo di viola giallo e viola", considerato dalle "donne" Miracolo (= che suscita meraviglia, meraviglioso) e Nuovo essere, richiama alla mente il centro Tiphereth, perche' il petalo ha la forma del cuore, e perche' il suo colore giallo-viola puo' essere messo in relazione con quel quarto elemento (il fuoco astrale) che manca ancora alle "donne"; ma il sognatore non lo accetta come Miracolo. Infatti: Tentai di spiegarlo alle donne, ma la giovane, indicando l'oggetto, istericamente strillo': <<E' vivo! Si muove!>>. <<E' il vento che fa muovere il petalo!>> Dissi io. Ma all'improvviso le tre donne cercarono di afferrarmi sibilando rabbiose: <<Miscredente! Falso imbroglione!>> Riuscii a divincolarmi e scappai via: Vincenzo non cerca un dialogo, teme la furia, la rabbia, l'aggressivita' delle donne della villa e fugge da loro, riprendendo il cammino verso la parrocchia. Finalmente arrivai. Ecco, e' arrivato finalmente nella sede del Ponte Bianco, del ponte-fice, che ora piu' semplicemente, e' parrocchia, sede del Parroco di "A". Entrai nel portico e, vista la porta aperta, direttamente nella chiesa, piuttosto affollata per la messa delle 12. Prima del Santuario c'e' l'atrio, ma la porta qui e' aperta e apparentemente non ci sono sfingi o guardiani della soglia ad ostacolarne l'ingresso, c'e' folla e la messa delle 12. La messa e' la celebrazione del Sacrificio di Cristo, e anche il numero 12 e' relativo all'Archetipo del Sacrificio. A sinistra dell'ingresso notai un pretino in piedi davanti a un leggio sul quale era posato un libro. Mi guardo' e mi rivolse un sorriso luminoso. Mi accostai e gli sussurrai: <<Vorrei vedere il Parroco...>> Immediatamente si rabbuio' in viso e, indicando con l'indice della mano destra la bocca: <<Il fiato...>>. Supposi che intendeva alludere al mio alito forse non troppo gradevole, per cui mi allontanai alquanto e ripetei: <<Vorrei...>>. <<Dopo!>> M'interruppe roteando il dito dall'alto in basso; poi non mi guardo' piu'. I guardiani della soglia non erano all'esterno del Tempio, ma eccoli dentro la chiesa: il primo a sinistra e' un pretino apparentemente bendisposto, ma il cui dito indice si rivela minaccioso e che alla richiesta di vedere il Parroco oppone un chiaro rifiuto. Allora mi girai verso destra e scorsi una sedia di paglia libera; mi diressi verso di essa e mi sedetti a cavalcioni girando le spalle al pretino. Tre ragazzette poco distanti mi sorridevano ammiccando furbescamente. Il guardiano della soglia di destra non si mostra, si "maschera" da "tre ragazzette"; queste parlano con gli occhi invitanti per ... ostacolare, ritardare, sostituire (o forse provocare) l'incontro col Parroco. All'improvviso mi resi conto che ero a torso nudo e contemporaneamente realizzai che ero diverso dall'io di veglia, perche' non provavo scrupoli ne' vergogna a starmene in una chiesa, durante una funzione, mezzo svestito, seduto scompostamente ad adocchiare ragazzine. Per un attimo mi resi consapevole come in un lampo folgorante che stavo sognando e sapevo di sognare. E' questo l'incontro vero col "Parroco", il momento culminante del sogno, l'attimo di Consapevolezza che permette al sognatore di "sapere di sognare", questo e' il suo attimo di Verita'. Subito pero' decisi di rivestirmi ma sotto il braccio non trovai piu' la camicia blu e la canottiera che mi ero tolto prima, bensi' una maglietta rosa sbiadita e mezzo consunta che indossavo da ragazzo. C'impiegai parecchio per infilarmela, perche' mi andava strettissima. La decisione di "ri-vestirsi", ri-velarsi, provoca nel sognatore un ritorno al modo di vestirsi, di "ri-velarsi" di un tempo remoto, e' un ritorno ad un abito, ad una mentalita' che gli va strettissima ma che lo riporta ad una norma-lita'. Intanto la funzione era terminata. La gente si alzava e si avviava all'uscita. Anch'io mi alzai e uscii nel porticato. Quasi tutti andavano via, ma alcuni si fermavano a parlare un po' prima di salutarsi. In disparte un prete giovane e bello stringeva a se' per le spalle una ragazza bruna e molto carina, che lo fissava intenta con grandi occhi neri; lui le parlava tranquillamente e persuasivamente e lei lo ascoltava senza mai dire nulla. Alcune persone li guardavano, ma non facevano commenti. L'incontro tra l' energia maschile e femminile del sognatore avviene nel "porticato" della chiesa: e' un incontro visto con una punta di sospetto, di critica inespressa, di pre-giudizio: Alcune persone li guardavano, ma non facevano commenti, d'altronde il sognatore ha indossato la maglietta rosa di quando era ragazzo... gli va strettissima, ma l'ha indossata! Quando gia' stavo pensando di andarmene anch'io, notai ad una decina di metri di distanza un prete dall'ampia tonaca nera, corpulento ma non flaccido, con i neri capelli impomatati allisciati sul capo. Scuoteva dalle gocce di pioggia dalle quali era imperlato un ombrello nero di notevole dimensione e poi lo chiudeva. Con il sole che c'era mi sorprese un po'. Durante tutto quel tempo non aveva mai cessato di fissarmi intensamente, cosi' mi avvicinai. Finalmente Vincenzo vede il "suo Parroco" un prete d'altri tempi, un prete in tonaca, un prete di quando era ragazzo: corpulento ma non flaccido, con i neri capelli ecc.; in Lui Sole e Pioggia coincidono, come in ogni Sacer-dote che si rispetti e, occhi negli occhi, i due si parlano. <<Padre...>>, dissi quando fui di fronte a lui, avendo sempre l'intenzione di domandargli dei titoli di testi per la tesina, ma non riuscii a continuare, perche' il suo sguardo mi aveva bloccato. <<Come mi chiamo?>> Mi chiese con voce chiara, decisa e profonda. Alla domanda iniziale che ha provocato il viaggio di Vincenzo: "C'e' (per me) liberta' di coscienza?" ovvero:"Sono libero di Essere?" il Sacer-dote (= il Se' che "fa" il Sacro) risponde con la domanda provocatoria <<Come mi chiamo?>> Come dire: conoscerai la risposta alla Domanda se saprai dire il Mio Nome... Rimasi interdetto e senza parole, guardandolo attonito. La mia mente sentiva confusamente l'assurdita' di tale domanda la mente, di fronte a "certe domande" poste con voce chiara, decisa e profonda, non puo' che "mentire"; potevo dirgli come mi chiamavo io, (il sognatore si identifica con la mente, percio' "si" mente: ma il suo nome non potevo conoscerlo, era la prima volta che lo vedevo! Caro Vincenzo, il Nome del Parroco di "A" devi conoscerlo, e' il tuo Nome Se-creto, e devi darTelo Tu. Preso atto del mio silenzio, distolse lo sguardo da me e mormoro' con voce smorzata: <<Vedi, figliolo, tu ignori le cose piu' importanti e poni attenzione alle futili. Ma non preoccuparti. Sei nella media. Fanno cosi' quasi tutti. Pero' poi non e' questo il vero problema. Il vero problema e'...>> Squillo' da qualche parte un campanello. <<Mi chiamano...>>, concluse in fretta e non lo vidi piu'". [Era la sveglia delle 6,30 che suonava: ora di alzarsi]. Forse la Risposta alla Domanda non e' stata data, forse e' stata rinviata al prossimo sogno. O forse la risposta e' il sogno... Grazie. F.V. |